Un giorno a teatro

Tutto inizia con una telefonata. Devo partire, tra qualche giorno debutta il Don Giovanni: arrivo in città la mattina presto, perché prima di andare in teatro voglio sempre fare un giro per conoscere il luogo, la gente, capire il loro approccio con l’arte e soprattutto con il cibo, lo reputo un fattore fondamentale per giudicare la qualità di una città.

Dopo un lungo giro in cui sistematicamente mi perdo, decido di andare a teatro: entro sempre dal retro, zona camerini, mi piace vedere il teatro per la prima volta dal palco, puoi ammirarne la maestosità e capire le emozioni che gli attori provano quando il sipario si apre.

Mi muovo con la mia “fedele” tra i camerini e li ritrovo tutti li, felici di vedermi ma ansiosi per quei giorni che precedono la prima: alcuni di loro camminano su e giù per i corridoi e sembrano  parlar da soli, ma in verità ripassano la parte,  altri ancora sul palco vestiti in blu jeans provano i loro movimenti in scena.. chi in giro con il copione, chi seduto in disparte e chi invece in camerino fa la prova trucco. Io cerco sempre il modo di entrare a far parte di quel mondo senza contaminarlo, di raccontare con la mia “fedele” l’intensità di quei momenti, di emozionarmi con le loro emozioni e quasi invisibile ed in punta di piedi entro nei loro camerini, cosi piano, che spesso credo non si accorgano nemmeno della mia presenza o forse fanno solo finta perché in fondo piace anche a loro stare dall’altra parte del mio obiettivo.

Alcuni di loro si incontrano in segreto, all’ombra del teatro (dietro le quinte) e li si confrontano, insieme al regista discutono delle loro perplessità; hanno sempre un viso stanco e sognante, gli attori sono sempre un po così, vivono in un mondo tutto loro.

Dopo aver ripassato e confrontato i copioni entrano nei loro camerini e poi il silenzio, sento solo i miei passi nel corridoio e capisco che sta arrivando il momento in cui usciranno da quei camerini e non saranno gli stessi ma ritroverò dinanzi a me ogni personaggio dello spettacolo, il Don Giovanni, Sganarello, Donna Elvira e tutti gli altri.

La costumista fa su e giù dai camerini e una voce riecheggia nei corridoi ed annuncia che mancano solo 15 minuti; poggiati su un tavolo alla fine del corridoio in piccoli scompartimenti quadrati con su scritti i loro nomi, i microfoni, che di li a poco utilizzeranno per entrare in scena. Si parla poco nei camerini ed anche fuori, ogni attore parla solo con se stesso si muove con fare poetico: adesso c’è qualcosa di diverso nei loro occhi, sono già in scena, ostentano una maggiore sicurezza e si ritrovano tutti in cerchio tra la fine dei camerini e l’inizio del palco.

Le ultime raccomandazioni, le ansie celate, il  motto scaramantico  e poi l’ attesa dietro le quinte  illuminati dalla leggera luce del palco, sono attenti, concentrati: è il momento, si apre il sipario.

Si entra in scena.

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